La mountain bike è uno sport completo !!! I più pensano invece che si faccia solo esercizio alle gambe…è il nuoto lo sport più completo!

Sicuramente dal punto di vista fisico/muscolare il nuoto è decisamente completo…ma si usa l’equilibrio?

E l’uso degli altri sensi come udito, tatto, odorato? Il tatto forse lo si usa solo quando ci si mette il costume e quando si inverte il senso di marcia nella corsia, l’udito non è sicuramente un punto di forza per non parlare del “profumo” e sapore del cloro….non ultimo, sicuramente la vista non si usa molto nel nuoto né tantomeno si usa la testa per elaborare i segnali dall’esterno e reagire di consegenza con un movimento o una strategia.


E poi….in piscina si fa gruppo? Ci si aiuta a vicenda? Si chiacchera? Si raccontano problemi e successi? Si diventa amici? Muti come pesci suona bene?


Senza nulla togliere a uno sport bellissimo come il nuoto, nella mountain bike si usano tutti i sensi: si intravede una buca, il cervello da un input a tutto il corpo per allargare braccia e gambe al fine di attutire il colpo, gli addominali iniziano a collegare con forza la parte superiore a quella inferiore del corpo; alzando la ruota davanti si fanno i conti con l’equilibrio, con il “tatto” sul manubrio per impennare e spostare tutto il peso verso il posteriore e, non ultimo si sente il colpo delle ruote sul suolo nonché il loro rotolamento. Per non parlare del profumo del bosco, dell’erba tagliata, dei fiori, della natura.


E in MTB si fa gruppo, ci si aiuta in caso di forature o problemi, ci si aiuta anche con consigli di guida, si chiacchera durante la salita e si sorride all’unisono durante la discesa….mai sentito dire “muto come un ciclista”. Quindi, oltre all’uso di tutti i sensi e di tutti i muscoli del corpo, in mountain bike, socializzare non solo è possibile…è spontaneo e inizia proprio quando arrivano nuovi ragazzi in gruppo formato e affiatato (anche a 70 anni siamo sempre tutti ragazzi in mtb).


Solitamente si parte con i più esperti del gruppo che iniziano a dare consigli ai neo-bikers. “Ma togli quel coso di plastica sui pignoni che non si può vedere?”, “Dovresti montare gomme più aggressive”, “Stai più piegato in avanti in salita”, “Fuorisella fuorisella fuorisella…presto …ecco te l’avevo detto che ti ribaltavi!!!”.


Spesso si passa subito alle problematiche: “non hai messo i tubeless? sarai sempre con le gomme a terra nei posti dove andiamo noi”. Frase che evoca posti mistici che fanno sognare (e spaventano) la new-entry.


“Quei cerchi di serie sono pesantissimi…durerai una fatica immane” pronuncia il pedalatore del gruppo prima ancora di attaccare la primissima salita. Il discesista ribatte: “quei cerchi sono troppo leggeri, meglio mettere dei cerchi da enduro...pesano di più ma non ti si rompono...prima o poi con quelli non torni a casa”. E qui il neofita inizia a andare in confusione “più leggeri o più pesanti li dovrei mettere?”.


“Ti conviene montare la pipa rivolta verso l’alto e comprare subito un manubrio più largo e low-rise, così guidi meglio e ti diverti di più” tuona l’escursionista, ma viene subito schernito da chi fa gare “certo, così poi in salita non riesci a spingere sui pedali come vorresti…la pipa tienila girata in giù che abbassi tutto il tuo corpo aumentando l’efficienza della pedalata…hai mai visto quelli su strada con il manubrio largo e alto?”.


“Hai mangiato poco a colazione e non hai le barrette dietro? Ma sei matto?” di solito è la frase di colui che nel gruppo è un filino in sovrappeso e che è interessato a cerchi, tubeless, pedalata, low-rise, attacchi manubrio, ma tutto questo viene decisamente dopo rispetto al mangiare.


Quanto detto e affermato dai nostri ipotetici (e neanche poi tanto ipotetici) biker è assolutamente vero, ma il problema è un altro: il neo-biker non ha la minima idea se preferisce stare tutto schiacciato in avanti e pedalare come un dannato in salita oppure stare più rilassato e affrontare le discese a tutto gas. Soprattutto, fino a che non ha guadagnato un po’ di esperienza, gamba, tecnica e fiato, non ha nessun bisogno di cambiare praticamente niente perché i cambiamenti citati portano dei benefici e degli effetti collaterali e anche se i primi superassero i secondi, difficilmente si possono apprezzare subito.


Soprattutto il problema più grande non sono gli accessori della bici, ma è la bici stessa: hai voglia a mettere il low-rise da 78 cm su una front da XC…non si trasforma in una bici da Enduro. Oppure girando l’attacco manubrio verso il basso e prendendo una piega piatta, non si trasforma una bici da 160 di escursione in un mezzo da gare marathon.


Il primo consiglio utile è quindi la bici da comprare, ma andrebbe dato prima che il biker si inizi a muovere nel gruppo e poi, come già detto, lui, non sa cosa vorrà fare con la sua bici e soprattutto non conosce ancora il gruppo di cui magari farà parte
J.


Tra l’altro, consiglio di maestro, è un bene prendere una bici e imparare ad usarla così com’è: per fortuna, nella mountain bike, conta molto più il pilota e la sua tecnica rispetto al mezzo che usa. Ovvio che ogni mezzo sia pensato per una disciplina e che con una fat-bike sia più difficile fare downhill rispetto ad una Giant Glory, ma quando si inizia sarebbe bene prima acquisire le tecniche di guida e poi darsi al vero downhill.
Prendendo spunto da Brian Lopes e Lee McCormack nel loro bellissimo libro Mastering Mountain Bike Skills: “Setup your bike and stick with it”. In pratica, non cambiare ad ogni uscita qualcosa: sistemala come meglio credi e poi guidala!


Ci siamo dilungati un po’ in chiacchere da bar senza renderci conto che tutto questo crea nuove simpatie (a volte anche antipatie
J) fra persone, crea rapporti di fiducia fra il neo-biker e quello più esperto, crea qualcosa di nuovo: un inizio di rapporto che magari si trasformerà in una amicizia!


A ottobre 2013, infatti, abbiamo conosciuto 3 ragazzi ad un aperitivo, Francesco, Amerigo e Giulio: hanno girato il Mugello in lungo e in largo facendo trekking e quindi conoscono benissimo la sentieristica CAI, lo 00, i vari passi e le varie salite e discese.


Qualche tempo prima avevano deciso di provare la mountain bike e avevano iniziato a ripercorrere le vie più “semplici” con bici di fortuna. Hanno iniziato a cercare su internet e hanno trovato il nostro sito,
http://www.bikemood.it. Il sito contiene, oltre a qualche traccia GPS della zona, oltre 200 video, alcuni riferiti alle escursioni che proponiamo e altri che immortalano il nostro gruppo su e giù per sentieri. Tra l’altro, nei nostri video, non tagliamo niente: errori, cadute e risate fanno parte dell’escursione e nessuno di noi si “vergogna” di farsi vedere in momenti ridicoli. In uno degli ultimi video cadiamo in gruppo sulla stessa curva uno dietro l’altro; era la seconda volta che facevamo lo stesso trail a distanza di un’ora e anche al primo giro, avevamo fatto quasi tutti la stessa fine.


Per tornare a noi, questi ragazzi vedono i nostri video in cui riconoscono alcuni tratti dei sentieri che conoscono bene, ma il video non riporta il numero del sentiero perché il nostro gruppo, come in tutto il resto del mondo, ha dato nomi di fantasia ai vari sentieri/escursioni…E’ decisamente diverso dire, andiamo a fare il Viper piuttosto che “salitamo da Marzano verso il Giogo, prendiamo lo 00, poi a destra il sentiero 40”. Sia i giri che le sole discese sono state battezzate da tutti noi e, speriamo, di riuscire a ricevere il permesso dalle autorità per inserire della cartellonistica anche sui sentieri stessi.

Qualche esempio dei sentieri in zona?

 

  • Il Teschio/The Skull: durante una escursione abbiamo trovato un cranio di capriolo in un tratto del trail. Bellissimo tracciato molto tecnico, veloce e scorrevole nella prima parte, quasi trialistico nella seconda parte e di nuovo veloce con curve spondate naturalmente nella parte finale. Video di una delle tante uscite.
  • Viper: chiamato così sia per la forma a serpentina di molti tratti sia perché si attraversano vari punti rocciosi esposti al sole. Secondo la cartellonistica ufficiale viene sconsigliato alla mountain bike; è un tracciato difficile, lento e guidato in molti punti, e per questo poco divertente se non si è in possesso di una buona tecnica; altrimenti è bellissimo! Questo il video della prima escursione di gruppo.
  • Il Capotreno: si passa attraverso la galleria della vecchia ferrovia appennica e lungo i binari della attuale ferrovia. Scenario spettacolare lungo un torrente di montagna, tecnico in molti punti e scorrevole in altri.
  • Zava’s Trail: percorso per la prima volta da Paolo (Lo Zava) con il suo federe Pepe (il cane) e testato la scorsa estate. Tecnico con qualche passaggio difficile (e alcuni da fare a piedi), bellissimo dal punto di vista naturalistico e con una gradinata finale da pelle d’oca. Video.
  • Il Toboga: simile ai toboga delle piste da bob, parte dalla vetta a 1.200 metri per scendere fino a 200 metri di quota. Veloce e divertente con alte sponde naturali, una pietraia, un passaggio sul (nel) fiume e una discesina molto divertente verso la fine. Si veda l’articolo separato. Video.
  • L’Osteria Bruciata: le leggende narrano di una osteria dove veniva servita carne umana o di un covo di streghe; per il primo o il secondo motivo, la costruzione fu bruciata. La discesa è oltre 9 chilometri in un misto di single track, pietraia, forestali. Video del 2011…ancora non avevamo battezzato l’intero giro.
  • Castellonchio: veloce e divertente anche per un giro breve, è un tracciato dove si può dare del gas. Il nome deriva semplicemente dal rifugio che si incontra lungo il percorso. Video.
  • The Snake: Dopo un saliscendi in un bellissimo bosco, The Snake scende tortuosamente verso valle dell’alto mugello. Bellissimo, tecnico in alcuni tratti e veloce in altri, panoramico in molti punti e stretto single-track in altri. Una favola per gli amanti dell’All-Mountain. Video dell’uscita estiva.
  • Il Boschi degli Elfi: vista mozzafiato dalla cima più alta del nostro appenino accompagnata da salita con tratti tecnici in cui sfidarsi a superarli (la stessa del The River) e una discesa, tecnica nei tratti iniziali e veloce nella parte finale in uno dei boschi più incredibili della zona. Video.
  • La Ghiacciaia: fresco anche in estate, è una variante al termine del Bosco degli Elfi.
  • The River: vista mozzafiato dalla cima più alta del nostro appenino accompagnata da salita con tratti tecnici in cui sfidarsi a superarli (la stessa del Bosco degli Elfi) e una discesa che si snoda nel bosco con curve veloci e divertenti unite a tornantini veloci. The River perché si tocca la sorgente dell’Arno. Questa una delle nostre escursioni guidate.
  • Lozzole: chiamato così perché si passa dalla vecchia chiesa di Lozzole. Una delle discese più belle e lunghe dell’appennino. Tecnico, veloce, lento, single-track, pietraie, bosco, vista incredibile. La parte finale è il tracciato della PS del Super Enduro di Palazzuolo sul Senio. Da provare o anche solo vedere in video.
  • La Bianca: copiando un po’ Monte Morello dove il sentiero della Lea è stato chiamato così per una canina che lo ha percorso, la Bianca è una canina affettuosissima che si incrocia nei pressi un casolare di campagna in Val di Strulla e che ogni volta ci accoglie e saluta con un sacco di feste. Salita dura ma tecnicamente semplice per una bella discesa fra single-track, salti naturali, carrerecce dove dare un po’ di gas e una parte finale veramente in pendenza. Video.
  • Tomb Raider: lungo il sentiero una vecchia tomba. Lungo, panoramico, tecnico e veloce. Video.

 

 


Un bellissimo comprensorio e un bel numero di sentieri su cui imparare.


Ci incrociamo a questo aperitivo e tramite Paolone (indovinate chi è rispetto ai biker tipo dell’inizio dell’articolo) che li aveva conosciuti una paio di settimane prima. Paolo invece di chiaccherare su pipe, freni, cerchi e altro, consiglia loro di fare un corso di guida per imparare da subito le tecniche corrette per affrontare i passaggi. Si avviano le presentazioni ufficiali davanti al primo giro di bevute e facciamo serata a chiacchierare di sentieri, luoghi, passi, punti di interesse e ovviamente bici.


Le chiacchere portano a ipotesi di giri e corsi, le ipotesi portano a brevi spiegazioni, le spiegazioni portano di nuovo a elucubrazioni tecniche e il tutto finisce con lo scambio dei numeri di telefono e una prima vera ipotesi di corso per loro tre. Abbiamo fatto due lezioni, la prima su equilibrio, curve, spostamento dei pesi con tanto di escursione finale sul Viper con Francesco e Amerigo. Questo il
video dell’escursione.


Dopo che ci siamo visti per queste due occasioni, Jacopo (accompagnatore AMI) li ha subito invitati alla cena Bikemood che aveva organizzato in quei giorni (sua mamma e sua nonna fanno i tortelli più buoni di tutto il Mugello): è un inizio di amicizia, nata dalla passione per la bici.


Così come, da subito, abbiamo inserito i loro contatti nel gruppo Whatsapp che usiamo per organizzare le uscite del nostro gruppo.


Quello che stupisce, cercando di vedere il tutto dall’esterno, è la naturalezza con cui queste cose accadono: forse è la passione comune, forse la voglia di creare o unirsi ad un gruppo per girare insieme, o forse la voglia di scoprire nuovi sentieri o semplicemente fare nuove conoscenze. O più probabile, tutte queste cose insieme.


Nel secondo corso abbiamo introdotto anche la salita e, per giocare un po’, il bunny hop riguardando anche la parte base visto che si era aggiunto anche Giulio che aveva dovuto saltare la prima lezione.


Dopo queste due lezioni abbiamo fatto una uscita in settimana con Giulio e Francesco e come sempre abbiamo immortalato i momenti salienti in un
video. La parte iniziale del Toboga (che fa parte del Tour delle Isole che proponiamo come giro all mountain in Bikemood Tours) ha una pendenza veramente notevole, ma i ragazzi, freschi di corso, non solo non si sono lasciati spaventare, ma anzi, l’hanno superata agilmente.


Passano solo pochi giorni, ma si prende subito confidenza, si scherza, si ride, si fa gruppo e in men che non si dica arriva la prima uscita con il resto del gruppo. In 8 affrontiamo Colle Fertile e Monte Giovi con la discesa della Bianca, dove, tra l’altro, una new entry di questa estate, Agostino, aveva fatto un volo di oltre 3 metri perdendo il controllo della bici a metà discesa. Uno dei nuovi, Francesco, ha la GoPro, quindi abbiamo due telecamere da cui rubare le scene per i video.


Francesco ha un equilibrio impressionante e nella parte finale ci ha veramente impressionato. Già ci immaginiamo come guiderà fra poco tempo quando avrà acquisito ancora più padronanza del mezzo: ci vorrà poco per trovare la posizione giusta. Giulio, invece, pedala come un dannato: diventerà un biker completo non appena smetterà di pinzare l’anteriore
J. La parte finale di questo video, ricordando quanto la telecamera “annulli” le pendenze, è la testimonianza che, talento di ognuno a parte, un breve corso può dare la base per affrontare in sicurezza anche passaggi che fino a prima sembravano impossibili e un bel gruppo consente di affrontare punti pericolosi con la sicurezza di molte braccia per recuperare eventuali errori.


Amerigo, che purtroppo non c’era in questa ultima escursione, ci aveva già dimostrato di che pasta è fatto nella
discesa del teschio della settimana prima.


La mountain bike è amicizia, uscite in gruppo, tecnica di guida, analisi mentale delle situazioni, equilibrio, vista di posti meravigliosi, impegna tutti i muscoli del corpo (provare a guidare sul Viper per capire che anche le sopracciglia hanno la loro funzione), è benessere fisico, è evasione dai luoghi di tutti i giorni, è sport all’aria aperta ed è ginnastica anche per il cervello.


Meno parole e più video in questo articolo per rimarcare quando possa essere “sociale” la mountain bike e un gruppo di appassionati.


Roberto Brunetti
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